Il programma IFOM di Oncologia di Precisione guidato da Silvia Marsoni è il ponte che collega la ricerca dell’Istituto alla clinica per sviluppare nuove terapie basate sulle continue scoperte biologiche sul cancro. Oltre agli studi terapeutici, il programma include anche studi osservazionali in cui i pazienti danno il consenso all’uso anonimizzato dei loro dati clinici e genetici, e dei campioni biologici ed immagini radiologiche del loro tumore.
I tumori del colon-retto e della mammella sono il focus del programma. Negli ultimi 20 anni si sono fatti enormi progressi diagnostici e terapeutici in questi tumori grazie a diagnosi precoce, terapie combinate, caratterizzazione genetica del tumore, farmaci biologici e immunoterapia. Oggi, in Italia, l’87% delle donne con tumore al seno e il 65% dei pazienti con tumore del colon-retto sono vivi a 5 anni dalla diagnosi - erano rispettivamente l’84% e il 59% all’inizio del secolo - . Nonostante questo successo, ancora oggi più di 30.000 italiani muoiono ogni anno a causa di questi tumori molto comuni e la qualità della vita nei pazienti con metastasi, anche se si riesce a cronicizzare la malattia, è ancora lungi dall’essere ottimale.
La declinazione di una promettente ipotesi terapeutica sperimentale in un protocollo clinico è il blocco di partenza del percorso che dal laboratorio arriva al letto del paziente. Il nostro compito è di essere dei ‘facilitatori’ che mettono i ricercatori in grado di vedere le proprie scoperte in clinica e ai medici di proporre trattamenti innovativi ai pazienti.
Per migliorare dobbiamo capire due cose. Perché le metastasi si formano in alcuni pazienti ed altri no e perché pazienti clinicamente simili rispondono alla stessa terapia in modo diverso. In altre parole dobbiamo personalizzare diagnosi e terapia alla malattia del singolo paziente. Per svelare questi ‘misteri biologici’ è fondamentale un lavoro di squadra tra ricercatori di base e clinici.
Il nostro compito è far funzionare la squadra, anzi le squadre - una per ciascun tumore (fig.1). Per avvicinare ulteriormente la ricerca in laboratorio e quella in ospedale, abbiamo creato due ‘piattaforme traslazionali’ - ALFAΩMEGA per il cancro al colon-retto e METAMECH per il cancro della mammella. ALFAΩMEGA e METAMECH permettono un flusso continuo di scambio di campioni, informazioni, risultati di esperimenti, idee, spunti per nuovi progetti tra clinica e laboratori.
Guarda il video per capire come funziona il progetto ALFAΩMEGA
Figura 1: I network dei tumori del colon-retto e dei tumori della mammella collegati ai Master Observational Trials (MOT) ALFAΩMEGA e METAMECH
Data la complessità del cancro, abbiamo scelto di focalizzarci su due problematiche importanti per la vita e la qualità della vita dei pazienti. Nel cancro del colon stiamo lavorando alla personalizzazione della terapia anti-metastatica post-chirurgica. Nello studio PEGASUS, in corso, verifichiamo la persistenza o meno del tumore dopo la chirurgia con la nuovissima tecnica della biopsia liquida. In base a ciò che la biopsia liquida trova, si può calibrare il tipo e l’intensità della chemioterapia in ciascun paziente in modo da massimizzarne l’efficacia e minimizzarne la tossicità. Contemporaneamente gli scienziati nella squadra PEGASUS vengono messi in grado di studiare il tumore da più angoli di ricerca – dalla diagnostica a definizione molecolare nella singola cellula, all’individuazione del paesaggio immunologico del tumore, passando per la decifrazione del suo genoma fino alla fotografia del microbioma del paziente, prima e dopo la terapia. Coi radiologhi e patologhi stiamo anche cercando di trovare, grazie all’intelligenza artificiale, dei nuovi marcatori integrati che siano in grado di predire la risposta alle terapie sin dalla TAC e dal vetrino diagnostici. L’altro nostro obiettivo principale è quello di aumentare la quota dei pazienti che rispondono all’immunoterapia, visto che colon e mammella sono entrambi tumori cosiddetti “freddi”, cioè che rispondono poco e male alle strategie immunoterapeutiche standard. In entrambi i casi stiamo cercando di rendere questi tumori ‘caldi’ – cioè rispondenti – utilizzando altri farmaci insieme agli immunoterapici. Lo studio ARETHUSA utilizza il farmaco temozolomide per stimolare il sistema immunocompetente di pazienti con cancro del colon-retto, il cui tumore non solo sia ‘freddo’ ma anche portatore di un difetto della proteina MGMT coinvolta nella riparazione del DNA. Nel cancro della mammella stiamo aspettando i risultati degli esperimenti di laboratorio per finalizzare il disegno di uno studio per un trattamento che possa ripristinare il sistema immunocompetente di tumori cosiddetti tripli negativi - a prognosi particolarmente cattiva.