Valter Longo, classe 67, nato a Genova. Ha lasciato l'Italia a 16 anni, determinato a perseguire negli USA una carriera nel Rock. La passione per la musica non si è spenta, anzi, ma accanto si è accesa presto un'altra fiamma, quella per la Scienza. In particolare per l'invecchiamento, che ha identificato da subito come l'ambito più promettente della medicina di domani. Oggi è Professore di Biogerontologia e Direttore dell'Istituto sulla Longevità all'USC (University of Southern California) – Davis School of Gerontology di Los Angeles, esattamente nella culla degli studi sull'invecchiamento. Proprio l'USC infatti avviò negli anni ‘60 il primo centro al mondo di ricerca e formazione sulla gerontologia, e ancora oggi è il più grande e autorevole in questo ambito. L'approccio scientifico perseguito da Longo ha evidenziato negli anni diversi meccanismi genetici preposti all'invecchiamento, individuato le strategie terapeutiche e preventive per contrastare lo sviluppo dei tumori e di altre gravi patologie e fatto emergere il ruolo cruciale della restrizione calorica sulla riduzione dell'invecchiamento.
Pubblicata proprio ieri sulla prestigiosa rivista scientifica Cell Stem Cell una ricerca da lui condotta che dimostra come periodi prolungati di digiuno (2-4 giorni per 2-6 cicli) inneschino una rigenerazione del sistema immunitario, stimolando il rinnovamento delle cellule staminali. Ma non solo: la ricerca evidenzia che il digiuno protegge l'organismo contro i danni al sistema immunitario indotti come effetti collaterali dai cicli di chemioterapia.
Il legame con l'Italia non si è mai allentato in questi anni di carriera negli Stati Uniti: molte delle sue ricerche sono state condotte sulla relazione tra longevità e dieta tradizionale del Sud Italia, molti gli scambi con i colleghi e con gli atenei italiani. Ma ora Valter Longo ha deciso di scommettere in modo più deciso sull'Italia: da pochi giorni è entrato in forze all'IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) di Milano, dove ha avviato il programma di ricerca "Longevità e Cancro". "Conoscevo bene e da molti anni l'IFOM come uno dei migliori centri di ricerca sul cancro in Italia e Europa" racconta Longo "Poi sono stato invitato a fare un seminario. Anche se prima di venire non avevo in mente una posizione all'IFOM, dopo avere visitato l'Istituto, cogliere il fatto che anche in Italia si possa fare top research come la si può fare a Los Angeles o Boston mi ha sorpreso. Quindi quando ho discusso questa possibilità con i colleghi di IFOM, ho pensato che sarebbe stato un ottimo posto dove avviare un programma di ricerca". Il suo team in IFOM, a regime, sarà costituito da 10 ricercatori, che incroceranno i loro percorsi di ricerca con gli altri 300 ricercatori attivi nell'Istituto Milanese, provenienti da 27 nazionalità.
In parallelo Longo continuerà a condurre le sue ricerche all'University of Southern California. Non un "cervello di ritorno" quindi, come amiamo titolare in Italia, ma un "cervello di frontiera" come ama definirsi lui, con una doppia nazionalità scientifica e un unico obiettivo: "Il goal che mi sono prefisso come ricercatore è di fare scienza ad altissimo livello, senza mai perdere lo stimolo della creatività, ma di usare sempre questa scienza per risolvere i veri, grandi problemi della medicina. Nei laboratori dell'IFOM, il problema su cui mi concentrerò con il mio team sarà il cancro".